Archivio

INTRODUZIONE METODOLOGICA

Il riordino dell’archivio storico del Comune di Pianezza risale al 1999.

Il link per accedere alla banca dati è qui:

La schedatura delle carte ha riguardato circa 120 m. l. di materiale documentario per la maggior parte conservato in armadi metallici e condizionato in faldoni e per una parte minore accatastato in casse e non condizionato. Precisamente l’archivio storico comunale consta di 4149 unità archivistiche, con estremi cronologici dal 1328 al 1960 (con documenti fino al 1991); vi sono inoltre diversi  archivi aggregati per ognuno dei quali è stato redatto un inventario e sono i seguenti: Congregazione di Carità (121 unità) anni 1719-1942, E.C.A (97 unità) anni 1928-1979, Patronato Scolastico (10 unità) anni 1910-1963, Asilo Infantile Comissetti (138 unità) anni 1865-1988, Asilo Infantile Gariglietti (165 unità) anni 1862-1989, Consorzio veterinario (19 unità) anni 1892-1981, Consorzio scolastico (54 unità) anni 1961-1991, Giudice Conciliatore (103 unità) anni 1860-1996, ONMI (39 unità) anni 1899-1978, Consorzio di Segreteria (8 unità) anni 1980-1988, Consorzio del Canale dei Prati (270 unità) anni 1800-1965. Per i due asili infantili e per il Canale dei Prati vi sono brevi note introduttive presenti in testa ai relativi inventari. Inoltre, è stata schedata e inventariata (con inventario provvisorio) una parte del “fondo Rapelli” che consiste nell’archivio di un professionista che operò a partire dalla fine dell’Ottocento, Orazio Rapelli, il quale alla sua morte (avvenuta negli anni Settanta del Novecento), donò le proprie carte e quelle del suo predecessore, Eugenio Chiaretta, al Comune di Pianezza. Queste carte non sono state conservate in modo ottimale, pertanto la maggior parte di esse necessita di un intervento di restauro. Per questo motivo solo quelle trovate in discreto stato di conservazione sono state inserite in un inventario provvisorio. A restauro avvenuto sarà possibile portare a termine il lavoro. La parte riordinata consiste in 415 unità. 

Il materiale documentario dell’archivio storico comunale presenta traccia di diversi rimaneggiamenti (almeno tre) avvenuti in epoche diverse. Il primo riordino è del 1840: è databile con certezza perché se ne conserva l’inventario strutturato secondo il Regolamento del 1° aprile 1838 (questa legge prevedeva che le carte fossero suddivise cronologicamente in tre serie). Di questo inventario (conservato nell’Archivio comunale, fasc. 1573) è stata fatta una ricostruzione virtuale delle carte che presentavano la segnatura originale allo scopo di conservare per quanto possibile quell’antico ordinamento. La ricostruzione è virtuale perché il materiale documentario non è stato estrapolato dalla collocazione data nei successivi rimaneggiamenti concretizzatasi spesso in accorpamenti di fascicoli relativi a materie omogenee. Pertanto, attualmente alcune unità archivistiche comprendono carte che nell’inventario del 1840 costituivano singole unità. Tale ricostruzione è posta in appendice e presenta nella prima colonna il numero che era stato attribuito nel 1840, una breve descrizione dell’oggetto, la data, e il numero di fascicolo attuale posto tra parentesi. 

Il secondo intervento di riordino è avvenuto nel 1931, dal 30 marzo al 30 aprile, ad opera dell’archivista Leonida Capelli di Trofarello (presumibilmente funzionario della Prefettura). Non è stato ritrovato l’inventario relativo a questo intervento, però è stato possibile riconoscere sui fascicoli la divisione in 15 Categorie e relative Classi. 

Il riordino più recente risale agli anni Settanta; anche in questo caso non si è trovato l’inventario, ma sono evidenti gli spostamenti di carte e il cambiamento di classificazione. Sono stati accorpati più fascicoli in uno e altri sono stati smembrati, ma soprattutto non è stato possibile ricostruire la logica sottesa a tale riordino perché sono stati riscontrati errori nell’attribuzione delle unità archivistiche alla struttura presente. A seguito di tale lavoro tutti i faldoni furono numerati sul dorso con numerazione a catena.

Tra tutti questi rimaneggiamenti si è scelto di attenersi a quello avvenuto negli anni Trenta, perché quello maggiormente ricostruibile. Tale riordino è stato eseguito secondo un’errata interpretazione della circolare del 1897 cioè inserendo nelle 15 categorie e nelle relative classi anche le carte anteriori al 1897 e le serie tipologiche. Si è mantenuta questa struttura, ma per conservare tale sistemazione sono state operate alcune scelte: si è scelto di raggruppare le serie tipologiche sotto dei titoli che riconducono alle materie delle rispettive categorie; gli atti di lite sono stati lasciati nelle categorie in cui sono stati trovati (la parte più cospicua riflettente le liti della comunità nella categoria I, classe 9; quelli riguardanti i beni comunali nella categoria V, classe 1; quelli concernenti il culto nella VII, classe 6); la documentazione attinente gli ospedali e le terme si trova nella categoria II (dove è stata trovata); le leggi, gli editti e i manifesti costituiscono un’unica serie in ordine cronologico; i ruoli delle imposte che non erano conservati negli esercizi finanziari sono stati mantenuti a parte secondo l’assetto che gli era stato dato. 

La prima fase di lavoro è consistita nella schedatura dei documenti d’archivio e al termine di questa si è proceduto al riordino e all’inventariazione. Il materiale è stato schedato seguendo l’ordine fisico di ritrovamento delle carte e la schedatura è avvenuta inserendo i fascicoli in un database la cui scheda è costituita da diversi campi: archivio, serie, numero progressivo del fascicolo, oggetto, estremi cronologici, note. La seconda fase di intervento è stata il riordino vero e proprio: si è data la struttura finale all’archivio (nel rispetto del criterio storico-sistematico). Su ciascun fascicolo è stata posta un’etichetta che riporta il numero di ogni singola unità, nonché la categoria o la serie a cui questa si riferisce. I fascicoli così numerati sono stati inseriti nei faldoni. Su ogni faldone è stata apposta l’etichetta con il nome dell’archivio, la categoria o la serie e i numeri dei fascicoli in esso inseriti (la numerazione di corda è progressiva e chiusa). La terza e ultima fase è data dalla redazione dell’inventario. 

L’inventario segnala, per ogni unità archivistica, il numero del fascicolo, il titolo della categoria o della serie, della sottoserie, una breve descrizione dell’oggetto dell’unità archivistica e gli estremi cronologici. 

Esso è diviso in diverse sezioni: le serie, il carteggio e le pratiche nelle 15 categorie, gli archivi aggregati, la ricostruzione virtuale dell’inventario del 1840. Ogni categoria è preceduta da alcune note introduttive. 

Si è visto che l’archivio comprende numerosi aggregati. Per il riordino di questi archivi si è cercato di ricostruire la loro struttura originaria. Questo perché durante il riordino degli anni Trenta anche gli aggregati erano stati inseriti nelle 15 categorie (ogni aggregato era inserito nella categoria corrispondente; ad es. gli enti di beneficenza nella II, il consorzio veterinario nella IV, il patronato scolastico nella IX), ma così si era perso il loro carattere intrinseco. Per quanto concerne la Bealera dei Prati si segnala che le carte antecedenti l’Ottocento sono inserite nell’archivio comunale, in quanto il Consorzio (e di conseguenza l’archivio aggregato) nasce nel 1829.

Ogni archivio aggregato ha numerazione propria ed è stato organizzato in serie riflettenti le diverse funzioni svolte dall’ente medesimo.

Si sottolinea che l’archivio del Giudice Conciliatore dovrà essere versato in Archivio di Stato in quanto si tratta di carte prodotte da un Ufficio dello Stato.

Attualmente il database è stato riversato sul software Collective Access e su Memora, nuova piattaforma dei beni culturali di Regione Piemonte.